CASO WELBY - IL MIO TESTAMENTO BIOLOGICO (download qui) |
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88 giorni di polemiche. Inutili e sterili polemiche. 88 giorni per rifiutare un funerale. 88 giorni per non capire, anzi per dire di aver capito tutto. Chi puo' capire? solo l'esperienza diretta, solo Welby ha capito! Io non posso capire, io posso solo dire che mi sembra tutto disumano. Disumano l'accanimento, disumana la polemica, disumana la falsa pieta'. Disumano ogni giudizio. Io voglio solo dire di desiderare di poter morire. Quella cosa cosi' naturale che e' la morte e' oggi negata. Negata al piu' misero degli esseri e negata al piu' eletto. Negata a Welby e negata al Papa (Wojtyla), in nome di una falsa pieta', in nome di un falso sentimento religioso, in nome di un astratto volere divino si nega il piu' naturale degli eventi. Per chi e' credente e chi non e' credente DEVE prevalere solo l'insulso desiderio di onnipotenza dell'uomo. L'uomo, e nella fattispecie, la peggior rappresentanza dell'uomo, ovvero i giornalisti ed il potere politico e religioso, devono poter essere gli arbitri del destino. L'uomo deve potere decidere della vita e della morte, in un delirio di onnipotenza dovuto all'ignoranza. L'uomo che parla non e' mai morto, parlerebbe ancora cosi' se fosse ameno una volta deceduto? L'uomo si arroga in diritto di decidere se Welby debba vivere o morire, ma si arroga anche il diritto di dire che gli uomini che muoiono sotto le bombe degli americani sono il prezzo da pagare per una buona causa (la democrazia), che le vittime di Hiroshima hanno salvato tante altre vittime, che le vittime di un kamikaze sono il volere di Allha, che i morti nei gulag russi nei laogai cinesi e nei campi di concentramento di tutto il mondo hanno la loro ragione di essere per il regime di turno e sono deprecabili per il resto del mondo. L'uomo si arroga il diritto di poter applicare la pena di morte; L'uomo ......... si arroga ...... IO VOGLIO SOLO DIRE CHE VOGLIO POTER MORIRE. Voglio poter morire assecondando il mio destino e il mio desiderio del momento. Voglio il diritto di decidere di me stesso, perche solo io conosco il mio stato e le mie sofferenze. Voglio solo il diritto di avere il rispetto di coloro che non sanno, che non possono capire, ovvero di tutti gli altri. Chi puo' capire al di fuori di noi ? Chi puo' mai capire senza aver provato? Poiche' ogni esperienza e' unica, CHI PUO MAI CAPIRE? Io non posso capire ! MA, QUANDO VERRA' IL MOMENTO ...... LASCIATEMI DECIDERE ! Se voglio curarmi oppure no; Se voglio vivere o morire e' e deve essere una mia scelta. Il rapporto tra me e Dio (se esiste) e' una questione solo MIA! Lasciatemi in pace, chi credete di essere per pensare al posto mio? *********** TESTAMENTO BIOLOGICO Io sottoscritto Fabio Campagnacci nel pieno delle mie facolta' mentali, e allo scopo
di salvaguardare la dignita' della mia persona, affermo solennemente
Premessa - Il valore della vita e la dignita' della Persona Considero prive di valore e lesive della mia
dignita' di persona tutte le situazioni in cui non fossi capace di
un'esistenza razionale e/o fossi impossibilitato da una malattia
irreversibile a condurre una vita di relazioni; e quindi considero non
dignitose tutte le situazioni in cui le cure mediche non avessero altro
scopo che quello di un mero prolungamento della vita vegetativa.
Percio', dato che in tali circostanze la vita sarebbe per me molto
peggiore della morte, voglio che tutti i trattamenti destinati a
protrarla siano sospesi o cessati. PER QUESTI MOTIVI DISPONGO QUANTO SEGUE Dispongo che interventi oggi comunemente definiti
"provvedimenti di sostegno vitale" e che consistono in misure urgenti
quali, ad esempio, la rianimazione cardiopolmonare, la ventilazione
assistita, la dialisi, la chirurgia d'urgenza, le trasfusioni di
sangue, l'alimentazione artificiale, terapie antibiotiche, non siano
messi in atto, qualora il loro risultato fosse, a giudizio di due
medici, dei quali uno specialista: Disposizioni particolari Nella prospettiva, inoltre, di un'auspicata depenalizzazione, anche nel nostro paese, dell'eutanasia, nel caso in cui anche la sospensione di ogni trattamento terapeutico non determini la morte, chiedo che mi sia praticato il trattamento eutanasico, nel modo che sara' ritenuto piu' opportuno per la conclusione serena della mia esistenza. Altre disposizioni particolari Detto infine le seguenti disposizioni firmato Perugia 7 gennaio 2007 ***********
Costituzione della Repubblica
Italiana
Art. 32. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivita', e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno puo' essere obbligato a
un
determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.
La legge non puo' in nessun caso
violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. |
"Morire dev'essere come
addormentarsi dopo l'amore, stanchi, tranquilli e con quel senso di
stupore che pervade ogni cosa"
********* Lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano Caro Presidente, Fino a due mesi e mezzo fa la mia vita era sì segnata da
difficoltà
non indifferenti, ma almeno per qualche ora del giorno potevo, con
l’ausilio del mio computer, scrivere, leggere, fare delle ricerche,
incontrare gli amici su internet. Ora sono come sprofondato in un
baratro da dove non trovo uscita. Starà pensando, Presidente, che sto invocando per me una “morte dignitosa”. No, non si tratta di questo. E non parlo solo della mia, di morte. La morte non può essere “dignitosa”; dignitosa, ovvero decorosa, dovrebbe essere la vita, in special modo quando si va affievolendo a causa della vecchiaia o delle malattie incurabili e inguaribili. La morte è altro. Definire la morte per eutanasia “dignitosa” è un modo di negare la tragicità del morire. È un continuare a muoversi nel solco dell’occultamento o del travisamento della morte che, scacciata dalle case, nascosta da un paravento negli ospedali, negletta nella solitudine dei gerontocomi, appare essere ciò che non è. Cos’è la morte? La morte è una condizione indispensabile per la vita. Ha scritto Eschilo: “Ostico, lottare. Sfacelo m'assale, gonfia fiumana. Oceano cieco, pozzo nero di pena m'accerchia senza spiragli. Non esiste approdo”. L’approdo esiste, ma l’eutanasia non è “morte dignitosa”, ma
morte
opportuna, nelle parole dell’uomo di fede Jacques Pohier. Opportuno è
ciò che “spinge verso il porto”; per Plutarco, la morte dei giovani è
un naufragio, quella dei vecchi un approdare al porto e Leopardi la
definisce il solo “luogo” dove è possibile un riposo, non lieto, ma
sicuro. Sua Santità, Benedetto XVI, ha detto che “di fronte alla
pretesa,
che spesso affiora, di eliminare la sofferenza, ricorrendo perfino
all'eutanasia, occorre ribadire la dignità inviolabile della vita
umana, dal concepimento al suo termine naturale”. Ma che cosa c’è di
“naturale” in una sala di rianimazione? Che cosa c’è di naturale in un
buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine?
Che cosa c’è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa
che soffia l’aria nei polmoni? Che cosa c’è di naturale in un corpo
tenuto biologicamente in funzione con l’ausilio di respiratori
artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale,
svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata?
Io credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le
parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa “giocare” con
la vita e il dolore altrui. Sono consapevole, Signor Presidente, di averle parlato anche, attraverso il mio corpo malato, di politica, e di obiettivi necessariamente affidati al libero dibattito parlamentare e non certo a un Suo intervento o pronunciamento nel merito. Quello che però mi permetto di raccomandarle è la difesa del diritto di ciascuno e di tutti i cittadini di conoscere le proposte, le ragioni, le storie, le volontà e le vite che, come la mia, sono investite da questo confronto. Il sogno di Luca Coscioni era quello di liberare la ricerca e dar voce, in tutti i sensi, ai malati. Il suo sogno è stato interrotto e solo dopo che è stato interrotto è stato conosciuto. Ora siamo noi a dover sognare anche per lui. Il mio sogno, anche come co-Presidente dell’Associazione che porta il nome di Luca, la mia volontà, la mia richiesta, che voglio porre in ogni sede, a partire da quelle politiche e giudiziarie è oggi nella mia mente più chiaro e preciso che mai: poter ottenere l’eutanasia. Vorrei che anche ai cittadini italiani sia data la stessa opportunità che è concessa ai cittadini svizzeri, belgi, olandesi. Piergiorgio Welby
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