OLTRE LE PAROLE



"Scavando in tutte le scritture ho capito quanto erano tutte futili e che il silenzio era l'unica cosa che avesse qualche valore" (© Osho Rajneesh)



Vorrei condividere con voi una mia esperienza, un mio percorso di ricerca, un mio desiderio, il mio desiderio di unita'.

L'unita' è beatitudine, la separazione è conflitto, sofferenza.

L'unita' è amore allo stato puro:

La parola, quale espressione e strumento della mente, è separazione.

La mente separa - divide IO-TU, MIO-TUO, da distacco, al momento del parto, in poi è una continua separazione, un continuo conflitto, una continua sofferenza.

Più cresciamo più la nostra visione del mondo diventa parziale, limitata, più ci sentiamo separati dalla totalita'.

Da quando abbandoniamo il grembo materno cominciamo ad individuare dei confini fisici, IO diverso e separato da TE, poi crescendo cominciamo ad estendere la linea di confine, essa comincera' a comprendere anche degli oggetti.

Nasce il MIO e il TUO.

Continueremo poi, per tutta la vita, ad individuare confini, a dividere .............................. UOMINI-DONNE, BIANCHI-NERI, BUONI-CATTIVI, BELLI-BRUTTI, RICCHI-POVERI, e così ....... all'infinito.

Non contenti di dividere ogni cosa al nostro esterno, continueremo a dividere anche noi stessi, una parte di noi vuole una cosa, un'altra vi si oppone, qui la psicologia si è sbizzarrita a trovare conflitti interiori dovuti alle varie parti di noi affibbiandogli i nomi più disparati (es-io-ego-superio, bambino-adulto-genitore, inconscio-conscio, inconscio inferiore-inconscio superiore-inconscio collettivo, ecc... ecc....).

Anche lo stesso Roberto Assagioli ha individuato varie parti nell'"uovo psicosintetico" IO-SE (TRANSPERSONALE) - CAMPO DI COSCIENZA-INCONSCIO INFERIORE- INCONSCIO MEDIO - INCONSCIO SUPERIORE - INCONSCIO COLLETTIVO O TRANSPERSONALE, ha però avuto l'accortezza di separare il tutto con linee tratteggiate, ad indicare una permeabilita' tra i vari stati e in fondo una certa "unita' ".

Eppure, seppur con la piu' ampia apertura mentale, anche Roberto Assagioli ha operato delle divisioni.

E' inevitabile, tranne che per "pochi eletti (nel corso della storia)", da contarsi forse sulla punta delle dita, il resto dell'umanita' vive in uno stato di "divisione" .

E da ogni divisione nasce un conflitto, un dolore.

La mente è l'unico responsabile della divisione, la parola è il suo strumento, il suo bisturi tagliente e spietato.

Quando guardiamo un fiore lo vediamo solo per un attimo, poi cominciamo a pensare, a dividerlo, prima fisicamente in petali, sepali, calice, pistilli, stelo, foglie, radici ecc. .... poi a classificarlo secondo schemi mentali, a operare quindi divisioni più sottili: bello-brutto, grande piccolo ecc.... e poi ...... nasce il desiderio, il desiderio di possederlo.

Il desiderio è il frutto delle divisioni: non si desidera ciò con cui ci si identifica, con cui ci si sente uniti ( .... ma questo è un altro discorso che ci porterebbe troppo lontano....)

Non siamo più capaci di cogliere l'unita' di un fiore, dobbiamo necessariamente ed inconsciamente suddividerlo nelle sue parti verbalmente, la nostra mente deve pensare in modo verbale.

Figuriamoci se possiamo pensare a noi stessi come facenti parte di un "tutto", dobbiamo necessariamente distinguerci a livello di persona, di classe sociale, di nazionalita', di colore della pelle, di squadra di calcio, oppure , nel migliore dei casi, il genere umano dagli animali, dal cosmo ecc.

Mai e poi mai ci sentiamo parte di un tutto, sembra ancora che Keplero la faccia da padrone, tutto ruota attorno a noi ... e il nostro ego si inorgoglisce sempre più.....

Siamo tante gocce d'acqua salata, provenienti dall'oceano e destinate a tornare nell'oceano, fiere di essere gocce d'acqua anziché oceano.

Le parole creano confini,la mente crea le parole; la mente necessita delle parole per funzionare.

Quando esiste il silenzio, il silenzio interiore, la mente non può funzionare e in quell'attimo cadono tutti i confini, ci si sente un "tutto" .

Le parole dovrebbero essere solo un mezzo per descrivere qualcosa.

La parola "pietra" non è la pietra.

Noi dimentichiamo sovente il fine originario delle parole, e le parole assumono vita propria, scambiamo il mezzo con il fine.

La parola "mela" non è la mela, m solo un modo convenzionale per descriverla.

Non potremo mai avere la consapevolezza di cosa è una mela quando pronunciamo 1000 volte la parola mela, dovremo eliminare i confini tra la mela e noi, mangiare la mela significa abolire i confini, la mela diventa parte di noi.

Ma fino a quando la mente pensa alla parola mela, noi non siamo consapevoli di cosa sia la mela.

Sembra ovvio, è ovvio, ma allora perché ci comportiamo diversamente e diamo tanta, troppa importanza alle parole?

Ogni volta che pensiamo ad una persona come ad una madre, ad un ingegnere, un dottore, un insegnante ecc .... mentalmente escludiamo tutto il resto, tutto ciò che esse in realta' è e tutto ciò che le sta' intorno, dimenticando che ciascuno di noi sara' anche "un qualcosa", ma è anche molto di più.

Può essere un dottore, ma contemporaneamente sara' magari anche un buon padre, una buona madre, moglie-marito ecc....... è "molto di più" .

Una goccia d'acqua salata, una volta definita e pensata "goccia" perde la sua identita' di oceano.

Nessuno pensa più che nella goccia ci sono tutte le caratteristiche dell'acqua dell'oceano (tranne una balena, ...... quella non ci sta').

La goccia non è l'oceano, ma è parte dell'oceano.

Non dimentichiamo che quella goccia proviene dall'oceano e un giorno vi tornera' (magari dopo essere diventata vapore, nuvola, pioggia, fiume).

Così noi, quando ci definiamo e classifichiamo con le nostre stupide parole, dimentichiamo le nostre origini "universali", la nostra appartenenza al "mondo".

Capisco che questi miei "discorsi" sembrano assurdi ma ...... è inevitabile, poiché sto usando "parole" per dimostrare i limiti delle parole stesse: è il gatto che rincorre la propria coda.

Il trucco sta' nel riuscire a disidentificarci dal gatto e guardarlo rincorrersi la propria coda con serena consapevolezza, usare le parole senza mai dimenticare i limiti delle stesse, senza dare loro troppa importanza.

Forse potremmo guardarci semplicemente negli occhi per comunicare ma ......... non ne siamo capaci, ..... non ancora, pertanto ........

Attenzione però .............. le parole sono estremamente potenti.

Ci ha insegnato anche la Psicosintesi che le idee e le immagini producono corrispondenti stati psicofisici e..... le parole evocano idee - immagini.

Molto spesso, prima verbalizziamo, pensiamo parole, prima pensiamo: "una rosa", poi, successivamente la visualizziamo --- la parola come base del pensiero evocativo---- ( non avviene così per l'intuizione, l'amore ecc .... quello descritto è un processo mentale, legato alla mente a doppio filo : pensiero - parola ® parola- pensiero).

Viceversa, quando nel nostro campo visivo entra un fiore non ci limitiamo ad osservarlo, subito scatta la mente e pensiamo verbalizzando : ecco un fiore - un fiore rosso - una rosa - fresca - profumata ecc... in un attimo, con le nostre parole, abbiamo classificato, diviso, suddiviso , abbiamo posto una distanza incolmabile tra noi ed il fiore, il fiore è lì, io sono qui, non ci sentiamo parte di uno stesso progetto esistenziale, di uno stesso "mondo".

Le parole ci impediscono di introiettare il fiore stesso e di assaporarlo come parte di noi.

Con gli esseri umani ci comportiamo alla stessa maniera, quando la prima parola ci affiora alla mente abbiamo già scavato un baratro tra noi e chi ci sta' di fronte.

Due innamorati al primo incontro non hanno parole, si abbracciano in silenzio, si uniscono, si fondono, ma............. l'amore non è un processo mentale.....

La parola è un arma pericolosa, soprattutto quando viene scritta sopra un cartellino adesivo e attaccata in fronte a qualcuno.

Se diciamo "cretino" ad una persona, dopo un po' di tempo lo diventera', se gli diciamo bravo, bello, buono ecc.. lo diventera' (entro i limiti delle proprie possibilita'.... ). Ah! ..... le crudeli leggi della psicodinamica!

Le parole possono essere però usate anche in termini positivi, come ci insegna Roberto Assagioli con alcune delle sue tecniche, le parole evocatrici, meditazioni creative ecc......, gli esempi potrebbero essere infiniti.

L'importante è non perdere mai di vista che le parole sono dei strumenti, peraltro incompleti ed imperfetti, per definire la realta', non sono la realta' stessa.

Di per se esse sono neutrali, il bene o il male dipende dal loro uso (ed abuso), consapevole o inconsapevole.

Le parole sono il cibo della mente, ma a sua volta la mente (una delle funzioni della della "stella psicosintetica" (mente = pensiero)) può essere al nostro servizio oppure la nostra padrona.

Nella nostra societa' la mente ha preso il sopravvento sulle altre funzioni diventando un mostro che ci avviluppa inesorabilmente. Ha preso le redini, il comando .......

Non è al nostro servizio, siamo al suo servizio.

Non è uno strumento prezioso nelle nostre mani, ha preso il sopravvento .... non smette mai di funzionare.

Si insinua tra le altre funzioni, ne prende il controllo più o meno subdolamente, filtra la visione della realta' e tutti i nostri comportamenti.

La mente cresce a dismisura e noi la alimentiamo con parole, parole, parole...

La nostra societa' Occidentale ne ha fatto un mito, da quando si nasce veniamo condizionati ad usare la mente, solo la mente.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Qualcuno disse (gli insegnanti .... mi perdonino) che la scuola è una grande scatola nera nella quale entrano bambini intelligenti, aperti e disponibili a tutte le esperienze, ed escono adulti idioti, pieni di nozioni ma condizionati irreparabilmente ad agire secondo schemi precostituiti, incapaci di vedere la realta' (ma, il processo inizia anche prima, ... nella culla, non c'è scampo!) .

La mente si nutre di parole e si muove nel tempo, nel futuro o nel passato, la mente non ha ragione di esistere nel presente .

La mente per poter funzionare ha bisogno di un "archivio storico" di dati da elaborare per immaginare il futuro .

Perdiamo così la capacita' di cogliere il presente, il qui ed ora.

Se avessimo la capacita' e l'accortezza di osservarci, noteremmo che stiamo continuamente pensando e verbalizzando utilizzando verbi al tempo passato o al tempo futuro, il tempo presente ci sfugge.

Vediamo una bella casa, un auto, una persona cara ...... dopo un attimo, una frazione di secondo in cui rimaniamo colpiti, stupiti, senza parole (ed è il momento più bello), un attimo in cui smettiamo di respirare, di pensare, un attimo di estasi, di beatitudine ..... ecco che cominciamo a pensare .... pensare a cosa ci ricorda, a cosa somiglia, a cosa fare, a come comportarci, a desiderare quella cosa, quella persona, a cosa fare per ottenerla.

Anche il pensiero "LO VOGLIO", seppur sembrerebbe essere tempo presente (io voglio.... 1° persona singolare tempo presente verbo volere ----Ah! la grammatica ---che strazio!) in realta' è un tempo futuro (il desiderio non può vivere nel presente, vive nel e del futuro .... ma questo è un altra storia....).

Quando verbalizzo ho perso l'attimo presente, quando verbalizzo ho perso la consapevolezza della totalita' della cosa....... quando dico "un'automobile rossa" ho perso la consapevolezza del motore, dei pistoni, delle ruote, del volante, dei sedili ecc..

Devo verbalizzare ogni singolo particolare per averne la percezione, ma l'autovettura esiste nella sua totalita', è il nostro meccanismo mentale - verbale che è limitato.

Dovremmo riuscire a spegnere per un attimo la mente ed usare altri meccanismi di cui siamo dotati, passare dalla concentrazione (processo mentale esclusivo) alla consapevolezza (processo inclusivo).

Solo così potremmo avere degli attimi di "illuminazione" diventare "testimoni" del mondo e di noi stessi.

Essere testimoni del presente, vivere qui ed ora nella consapevolezza della nostra totalita'.

Abbandonare il nostro ego, la nostra personalita' limitata per sentirsi parte di un tutto che piano piano si espandera' fino a comprendere la "totalita".

Con questa consapevolezza di unita' non può esserci che amore .

Non si può non amare ciò che ci circonda se riconosciamo che ne facciamo parte, che è parte di noi stessi.

Ogni nostra cellula ha una sua individualita' ma questo non le impedisce di riconoscere che fa parte di un unico corpo e cooperare con le altre cellule (forse perchè le cellule non hanno una mente come la nostra).

Dove c'è separazione c'è conflitto, dove c'è unita' c'è amore.

L'amore è beatitudine il conflitto è sofferenza.

La parola, per sua natura, è un aratro con il quale scaviamo il primo solco, il primo confine.

Le parole dividono, il silenzio unisce.


Se volete posso farvi un esempio:

mentre io parlo ci sono IO CHE PARLO e VOI CHE ASCOLTATE (almeno spero!), oppure ci sono IO CHE PARLO e VOI CHE NON ASCOLTATE, c'è comunque divisione IO - VOI, anche se avessimo tutti le migliori intenzioni.

Se smetto di parlare ci sara' silenzio ma ci sara' ancora divisione perchè la mente non si spegne, ciascuno di noi continuera' a pensare, a verbalizzare, parole, parole, parole scorreranno nella nostra mente come sottotitoli (non sempre sincronizzati) di un film.

Ci saranno divisioni anche al nostro interno, una parte di noi vorrebbe restare, una parte uscire di qui, (andare a casa da marito, moglie, figli, in un soffice letto, a bere una birra ecc ecc), volonta', dovere, desiderio - tante parole per altrettante divisioni.

Dovremmo spegnere la nostra mente, anche se solo per un attimo.

Il silenzio, IL SILENZIO INTERIORE, l'unica possibilita' di trovarci tutti insieme in questo momento, l'unica possibilita' di cambiare in maniera significativa la nostra vita.

Proviamo ........ forse non ci riusciremo.......


In molti hanno tentato, studiando le tecniche più disparate (soprattutto in Oriente), tante strade diverse per raggiungere forse qualcosa di irraggiungibile (tranne forse che per pochissimi "eletti").

L'importante non è il raggiungimento della meta , l'importante è il percorso stesso.

L'importante è vivere qui ed ora la nostra vita con la consapevolezza del "testimone".

Non c'è niente da scoprire, da raggiungere, la meta è gia' qui ed ora, è gia in noi dobbiamo solo scoprirla, riscoprirla .

(conclusioni)

Non ho la pretesa di essermi spiegato...................

Non era possibile ............................................

Non con le parole .............................................

La premessa era chiara, la soluzione è gia' in voi.

Non posso aiutarvi a scoprirla

Non è possibile .................................................

Non con le parole ..............................................


Non ho la pretesa di indicarvi una via, una soluzione

Qualsiasi scelta è una "divisione";

La scelta è (inevitabilmente) duale e quindi conflittuale


"L'unita' " è la soluzione

"L'unita' " è gia in voi

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INFORMAZIONI BIBLIOGRAFICHE

KEN WILBER: 

OLTRE I CONFINI (Cittadella Ed.)

SPETTRO DI COSCIENZA (Crisalide Ed.)
OSHO RAJNEESH:

 MEDITAZIONE :LA PRIMA E ULTIMA LIBERTA'

IL LIBRO ARANCIONE

IL LUNGO IL CORTO IL NULLA

IL LIBRO DEI SEGRETI



          
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